A.C. 3594-A
La ringrazio, Presidente. Con il disegno di legge che oggi discutiamo, il nostro Paese si dota, per la prima volta, di una misura universale per il contrasto della povertà. Fino a ieri eravamo, con la Grecia, gli unici in Europa a non averla. Finalmente colmiamo questa lacuna. È un fatto importante, tanto più in considerazione dei dati preoccupanti sulla povertà in Italia. In un contesto da sempre condizionato da squilibri sociali e anche territoriali, la crisi di questi anni ha ulteriormente allargato la forbice del divario, spingendo consistenti fette di ceto medio verso la povertà relativa, cronicizzando i casi di povertà assoluta.
L'ultimo rapporto ISTAT conferma il problema. Anche nel 2015, nonostante si siano registrati, dopo anni di recessione, i primi fragili segnali di ripresa, sono cresciute le disuguaglianze nella distribuzione del reddito ed è cresciuta la povertà. I fattori che maggiormente incidono su questo squilibrio e che favoriscono lo scivolamento di tanta parte del Paese verso la soglia di povertà sono il basso livello di istruzione, spesso, e di qualifica lavorativa, ma anche l'appartenenza a famiglie numerose, specie se con figli piccoli o persone non autosufficienti, e poi anche il luogo di residenza, con forti differenze fra le varie aree del Paese, e ancora la condizione sociale della famiglia di provenienza, a riprova del fatto che l'ascensore sociale, purtroppo, si è fermato da tempo. Il risultato è che oggi quasi il 6 per cento delle famiglie, quattro milioni di persone, sono in povertà assoluta. Non solo, ma quelli che rischiano di scendere sotto la soglia di povertà sono il 28 per cento della popolazione, più di un quarto del Paese. Particolarmente a rischio sono gli ultracinquantenni che perdono il lavoro e non riescono a ricollocarsi, ma anche le coppie giovani con figli piccoli, magari spesso con situazione lavorativa precaria. Allarmante è il fenomeno della povertà minorile. La frequente coincidenza di povertà educativa e povertà economica è un segnale preoccupante per il futuro della società italiana. Allora bisogna intervenire con decisione prima che il contesto si deteriori ulteriormente. Le misure introdotte negli ultimi anni (bonus, carte acquisto di varia foggia) sono risultate perlopiù insufficienti e inefficaci nella loro episodicità. Servono più risorse, ma soprattutto misure strutturali e continuative di presa in carico e sostegno ai casi di fragilità. Una svolta è arrivata indubbiamente con la stabilità 2016 che ha destinato alla lotta alla povertà 600 milioni di euro per quest'anno e un miliardo di euro dal prossimo anno; risorse di un'entità che finora non c'era mai stata, che saranno impiegate per il primo anno con gli strumenti esistenti e poi con un intervento più organico, quello che, appunto, definiamo con questo disegno di legge. L'obiettivo è istituire un'unica misura di contrasto alla povertà definita come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale, a carattere universalistico e sottoposta alla prova dei mezzi attraverso l'indicatore ISEE. Vorrei dire al collega della Lega: sottoposta alla prova dei mezzi, vuol dire che è selettiva, altrimenti a cosa serve la prova dei mezzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Nella nuova misura saranno riunite e riordinate le attuali prestazioni assistenziali, a eccezione di quelle per la non autosufficienza o per gli anziani oltre i 65 anni di età, dal momento che questo provvedimento è specificamente mirato al contrasto della povertà nella popolazione in età di attivazione lavorativa. Non a caso la norma rifugge da un approccio meramente assistenziale e mira a superare la condizione di povertà attraverso l'inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari i quali avranno sì un sussidio economico, ma questo sussidio sarà vincolato all'adesione ad un percorso di attivazione, presa in carico e accompagnamento da parte dei servizi sociali del territorio. Accanto all'erogazione monetaria quindi assume un ruolo decisivo la dimensione dei servizi garantiti dagli enti locali con le risorse dei fondi europei per l'inclusione. Per questo la legge prevede un organismo di coordinamento sull'attuazione delle prestazioni, proprio per superare e scongiurare eventuali disparità e garantire in tutto il Paese l'accesso ai livelli essenziali. In considerazione dell'entità delle risorse a disposizione, nella prima fase l'intervento sarà limitato ai nuclei familiari più esposti a rischio di povertà, quelli con figli minori, con donne in gravidanza o con disabili o con persone disoccupate oltre i 55 anni di età, come si è detto. Raggiungeremo così comunque una fetta consistente della popolazione in povertà assoluta, ma deve essere chiaro che la prospettiva di questo provvedimento resta la piena attuazione del carattere universale della misura, superando definitivamente l'approccio per categorie, con la graduale estensione del beneficio e della platea dei beneficiari anche grazie a nuove risorse che affluiranno nel fondo.
Io ritengo anche che di pari passo all'attuazione delle nuove misure di lotta alla povertà vada avviato un ripensamento dell'intero sistema delle prestazioni sociali che, giustamente, è un percorso separato da quello che oggi stiamo discutendo. Da questo punto di vista il problema italiano non è solo e non è tanto l'insufficiente entità complessiva della spesa assistenziale, quanto la sua eccessiva frammentazione in misure categoriali che rischiano di inficiarne l'efficacia.
L'infinità di provvedimenti in cui si articola la spesa pubblica per l'assistenza sociale (nazionali, regionali, locali, erogazioni monetarie e servizi, detrazioni fiscali e deduzioni) non giova alla qualità e neppure all'equità di un sistema che, bisogna dirlo, non sempre funziona in modo che a beneficiarne siano davvero i più bisognosi.
Concludo, Presidente, dicendo appunto che un riordino delle prestazioni sociali è necessario se noi vogliamo un sistema più equo, inclusivo, efficace, adeguato all'evoluzione dei soggetti sociali e dei bisogni. Si tratta di affrontare, ad esempio, le sovrapposizioni del piano assistenziale con quello previdenziale, di correggere un approccio tutto sbilanciato sulle categorie e le erogazioni monetarie, spostandone il fulcro sulla centralità delle persone e della rete dei servizi. Le misure per la lotta alla povertà proposte in questa legge si inseriscono coerentemente in tale orizzonte. Si dirà che non basta, come è stato detto. È vero, servono più risorse e serve anche più tempo per completare il disegno riformatore, ma non c’è dubbio che dopo anni di pesa sociale praticamente azzerata dai Governi del centrodestra oggi operiamo un deciso cambio di marcia nella giusta direzione. Io voglio ricordare ai colleghi relatori di minoranza che noi con questo provvedimento non facciamo propaganda con facili proposte demagogiche e non facciamo neppure il libro dei sogni, perché sarebbe facile scriverlo, ma noi facciamo una proposta realistica, concreta, attuabile da subito, che ha una chiara direzione di marcia nell'orizzonte della sostenibilità e dell'equità sociale. E questo pensiamo sia, non soltanto un primo passo importante, ma una svolta netta nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).